Sarcotragus spinosulus
Sarcotragus spinosulus (Ircinia foetida) (Schmidt, 1862) e Sarcotragus (Ircinia) pipetta
Comune: Isole Tremiti
Modalità di fruizione:
Cronologia:
La specie è stata recentemente rimodulata e attualmente presenta molti sinonimi (l’ultimo accettato riportato dal MarBEF: Filifera (Sarcotragus) spinosula (Schmidt, 1862) (genus transfer) Hircinia spinulosa Schmidt, 1862 (genus transfer and misspelling of species name) Ircinia foetida (Schmidt, 1862) (reverted genus assignment and junior synonym) Ircinia spinosula (Schmidt, 1862) (reverted genus transfer) Sarcotragus spinosula Schmidt, 1862 (misapplied species gender).
Tale gruppo di spugne (ex Ircinidi ora Sarcotragus) presenta forme variabili, incrostanti o massive, caratterizzate da uno scheletro organico formato da una rete di fibre e filamenti di spongina, spesso con inclusioni, con una consistenza morbida ma tenace, molto resistente allo strappo. La superficie è cosparsa di conuli, più o meno distanziati e collegati fra loro.
E’ una delle spugne scuro-nerastre che facilmente si confondono con altre specie simili. Una loro designazione reale può essere fatta solo attraverso la determinazione per microscopio delle spicole (queste specie sono, ad esempio, molto simili alla Cacospongia scalaris (ora Scalarispongia scalaris). Nelle specie che ospitano cianobatteri simbionti la colorazione varia da marrone-viola negli esemplari che ricevono luce a rosa o bianco, nelle specie che vivono in grotta. Altre specie hanno colorazioni grigio-nere.
Spesso con epibionti, possono ospitare numerosi organismi anche internamente. Vivono su fondali rocciosi a profondità molto variabili. Sono specie abbastanza comuni ma la loro distribuzione è poco nota. Alcune specie (soprattutto quelle con i simbionti) sembrano soffrire il riscaldamento del Mediterraneo. Sarcotragus spinosulus e S. pipetta sono inserite nell’Annesso II del Protocollo delle Aree Specialmente Protette d’Importanza Mediterranea (ASPIM, Convenzione di Barcellona).
Spongia agaricina Pallas, 1766
Comune: Isole Tremiti
Modalità di fruizione: n.a.
Cronologia:
La Spongia agaricina è detta Anche Spongia Linneo variante punctata, Hyatt, 1877.È detta anche “orecchio d’elefante” a causa della tipica forma che assume soprattutto in ambienti caratterizzati da correnti unidirezionali. Sui fondali detritici la forma è tipicamente a coppa, con un diametro che può raggiungere anche il metro. La colorazione è sempre grigiastra.
Vive a profondità comprese tra i 10 e i 100 m. Attualmente sia l’impiego commerciale di queste due specie sia fenomeni di mortalità massiva la cui causa è per ora ignota, hanno impoverito gli stock a un punto tale da rendere necessari impianti di allevamento. Probabilmente la specie è in grado di riprodursi anche per gemmazione. Presenta metaboliti ad efficace azione anti-tumorale. Protetto secondo annesso III di ASPIM e secondo l’allegato III di Berna (L. 503, 5.10.81, L. 175, 27.05.99).
Spugna comune – Spongia officinalis Linnaeus, 1759
Comune: Isole Tremiti
Modalità di fruizione: n.a.
Cronologia:
Spongia officinalis (Linnaeus, 1759) è una spugna della famiglia Spongiidae. La spugna da bagno per antonomasia, specie protetta perchè largamente sovrasfruttata e colpita da alcune epidemie batteriche che ne hanno decimato le popolazioni Forma colonie massive di forme diverse e con dimensioni variabili (sino a 35 cm di diametro), irregolarmente lobate, di consistenza elastica e morbida, con superficie ricoperta da piccoli conuli e grandi osculi lievemente sopraelevati da piccole escrescenze.
La colorazione esterna è generalmente nera, ma può essere anche grigiastra o biancastra in rapporto alle condizioni di illuminazione. L’interno ha invece colorazione giallo-rossastra. Lo scheletro di questa spugna è costituito pressocchè integralmente da fibre di spongina, il che la rende estremamente morbida ed elastica.
Nei punti più in ombra delle grotta, le spugne perdono la pigmentazione nera ed assumono una colorazione grigiastra. Nel corpo di questa specie sono stati ritrovati molte comunità batteriche e fungine.E’ presente su fondali rocciosi da 10 metri fino ad arrivare a circa 50 metri di profondità. E’ però presente anche su blocchi rocciosi, tra la sabbia.
E’ presente anche nelle grotte e in zone d’ombra a partire da 1-2 metri di profondità.Attualmente Spongia officinalis è una specie protetta (inserita nell’allegato III della Convenzione di Berna e annesso III ASPIM della Convenzione di Barcellona) e ne è vietata la pesca.
Stella serpente – Ophidiaster ophidianus (Lamarck, 1816)
Comune: Isole Tremiti
Modalità di fruizione:
Cronologia:
Stella con lunghe e grosse braccia cilindriche. La colorazione varia dall’arancio al rosso-scuro spesso anche tendente al viola. Esistono anche esemplari maculati. La superficie ventrale è più chiara. Può raggiungere i 35 cm di diametro. La superficie dorsale è rivestita da una serie di placche uniformi che le conferiscono un aspetto levigato.
Talvolta può essere confusa con specie somiglianti quali Echinaster sepositus, che si distingue per la presenza di piccole protuberanze sulla superficie del corpo, o Hacelia attenuata, le cui braccia sono di forma triangolare, non cilindriche. Il corpo presenta delle braccia un po’ più ristrette alla base, lunghe e flessibili, con un disco centrale piuttosto piccolo. Ha buone capacità rigenerative.
Si tratta di una stella che si nutre del film organico che ricopre le rocce e gli altri oggetti sommersi. La si trova esclusivamente nei fondali rocciosi, spesso su quelli di coralligeno, a profondità che variano dai pochi metri fino ai 100 m. Si riproduce alla fine dell’estate, in settembre, con emissione di uova da cui hanno origine larve che trascorrono la prima parte della loro vita nel plancton, e successivamente si spostano sul substrato.Protetta dall’annesso II di ASPIM e dal protocollo II di Berna (L. 175, 27.05.99 e L. 503, 5.10.81) oltre che dalla direttiva Habitat.
Tethya citrina Sara’ e Melone, 1965
Comune: Isole Tremiti
Modalità di fruizione:
Cronologia: n.a.
E’ una piccola spugna di forma sferica e di consistenza compatta ed elastica, che per aspetto e dimensioni ricorda un limone; la sua superficie è verrucosa e ricoperta di piccoli tubercoli. Nella parte superiore presenta un grande osculo, apertura attraverso la quale esce l’acqua filtrata dall’animale per nutrirsi. Sulla parte opposta si trovano alcuni prolungamenti che ricordano delle radici, con i quali la spugna si fissa al substrato.
La colorazione è tipicamente gialla, in varie tonalità, ma può anche essere arancione. L’interno è brunastro. Specie molto simile è l’Arancia di mare (Tethya aurantium) il cui nome è dovuto al colore rosso vivo, arancione o giallo carico. La Spugna limone vive per lo più in grotta, ma è presente anche su fondali algali e praterie di fanerogame debolmente illuminate.
Generalmente aderisce a superfici rocciose orizzontali o leggermente inclinate sia in acque limpide che in aree a maggiore torbidità, come appunto sulle tegnùe. E’ un animale filtratore che ricava il proprio nutrimento dal materiale microscopico sospeso nell’acqua. Nel periodo riproduttivo la sua superficie si ricopre di escrescenze simili a gemme, che staccandosi danno origine a nuovi individui. Protetto secondo ‘annesso II di ASPIM (L. 503, 5.10.81).
Tonno rosso – Thunnus thynnus (Linnaeus, 1758)
Comune: Isole Tremiti
Modalità di fruizione:
Cronologia: n.a.
Il tonno rosso (Thunnus thynnus, Linnaeus 1758) è un pesce pelagico appartenente al genere Thunnus che per le sue elevate capacità natatorie e il suo sistema termoregolativo interno riesce a compiere ampi spostamenti con grandi escursioni di temperature. E’ una specie gregaria soprattutto durante la fase riproduttiva dove forma grossi banchi che in gergo marinaresco siciliano vengono dette “cabinate”.
Sembra che il tirreno meridionale sia la principale area riproduttiva del tonno in Mediterraneo, ma i cambiamenti climatici, l’andamento delle correnti, lo sfruttamento eccessivo della risorsa in crescente aumento negli ultimi anni e altri fattori ancora poco noti hanno provocato dei cambiamenti nella distribuzione della risorsa. Il periodo riproduttivo del tonno è compreso tra maggio e luglio, le uova vengono emesse in superficie sopra il termoclino, per cui in questi periodi è facile trovare a galla i grossi banchi. Anche allo stadio giovanile è gregario, e vive in mare aperto. Spesso si associa a corpi galleggianti quali i cannizzi utilizzati per la pesca di giovani lampughe, anche se non vive strettamente associato, ma si mantiene ad una certa distanza e profondità.
Ha un elevatissimo tasso di crescita raggiungendo in 6 mesi di vita 2,5 kg di peso ed è un vorace predatore. La gestione della risorsa tonno sia nazionale che internazionale è data all’ICCAT (International Commission Conservation Atlantic Tunas) che ha imposto delle quote pescabili alla flotta europea. La crescente richiesta da parte del mercato giapponese di tonno rosso ha portato ad un intensificazione dell’attività delle tonnare volanti che utilizzano tecnologie sofisticate quali sonar e aerei per gli avvistamenti per catturare individui da ingrassare in gabbie.
Gli sbarramenti al percorso dei grossi tonni oggi hanno portato anche alla scomparsa allo stadio adulto dallo Stretto di Messina, ove fino a 10 anni fa, utilizzando la tecnica del “camio” venivano pescati con la lenza tonni di dimensioni comprese tra 80 e 200 kg. L’eccessivo sfruttamento della specie ha portato a restrittive misure di gestione per garantire la conservazione dello stock per cui oggi la taglia pescabile si è innalzata passando da 10 kg a 25 kg, che è la taglia di maturità della specie in Mediterraneo. Il Tonno è un pesce di una taglia notevole.
Il corpo è robusto, particolarmente nella parte anteriore, fusiforme e leggermente compresso. La sezione trasversale è circolare. Il muso è prominente. La testa è grande, con occhi piccoli. La bocca, non molto ampia, ha sulle mascelle un’unica serie di piccoli denti conici, presenti anche sulle ossa interne del palato. Il corpo è coperto di piccole squame (più grandi nella parte anteriore del corpo, dietro la testa, chiamata corsaletto, e più piccole verso la coda). Le pinne dorsali sono ben separate. Dietro la pinna dorsale posteriore e la pinna anale sono presenti pinnule.
Le pinne pettorali sono corte. Il peduncolo caudale ha, ai due lati, una carena centrale, bordata da due di minori dimensioni. E’ presente una piccola vescica natatoria. La colorazione è blu scura sul dorso, grigio-argentea sui fianchi. Le pinne sono grigie. Il giallo delle pinnule, bordate di nero, diventa più intenso nella stagione riproduttiva, in particolare nelle femmine. I tonni si avvicinano alle coste per deporre le uova; negli esemplari catturati nel mese di maggio si trovano circa 6 chili di uova il cui numero è di parecchie centinaia di migliaia.
Le femmine depositano le uova nelle acque limpide e calde del sottocosta e dopo che il maschio le ha fecondate con il suo seme, queste si depositano nella sabbia chiara del fondale e là rimangono: in luglio nascono i primi tonni. La lunghezza massima raggiunta è di circa 300 cm; il peso massimo rilevato è di più di 700 Kg. La durata massima della vita è circa 20 anni. Le sue carni sono molto nutrienti, 100 grammi di parte edibile contengono il 23,3% di proteine e il 4,9% di grassi.
Specie, quindi, di primaria importanza per l’ industria della pesca e per quella conserviera. E’ nella 2008 IUCN Lista Rossa delle specie in pericolo. Protetto secondo ‘annesso II di ASPIM (L. 503, 5.10.81).
Unione – Unio elongatulus C. Pfeiffer, 1825
Comune: Isole Tremiti
Modalità di fruizione: n.a.
Cronologia:
Attualmente si pensa che le Unio italiane siano conspecifiche con Unio mancus Lamarck, 1819, una specie originariamente descritta per la Francia. Hanno conchiglia di forma varia, ovale con superficie esterna ornata da linee di accrescimento concentriche e interno delle valve madreperlaceo.
La conchiglia è grande, molto robusta e allungata, lunga anche più di 11 cm ed alta oltre 5 cm; la superficie esterna è rivestita da periostraco di colore tra il bruno giallastro, il verde e il nero, in dipendenza dell’ambiente. Internamente la conchiglia è rivestita di madreperla.
E’ un organismo filtratore, ovoviviparo, che incuba per alcuni mesi le uova nei foglietti biancastri esterni; di qui in primavera-estate escono le caratteristiche larve bivalvi, dette glochidium, anche grazie agli uncini di cui sono dotate, si attaccano alle pinne o branchie dei pesci e conducono un periodo da parassita, per poi lasciarsi cadere sul fondo ed iniziare la vita adulta, libera.
E’ specie fluviale di acque debolmente correnti e di ambienti lentici, che si nutre di particelle sospese nell’acqua, filtrate tramite le branchie. Tollera ampie escursioni nei parametri ambientali. Vive quasi completamente infossata nei sedimenti. Ha biologia riproduttiva con sessi separati e fecondazione esterna.
Gli embrioni si sviluppano da prima nelle “tasche incubatrici” del mollusco e poi conducono vita parassitaria su pesci. Dopo circa 3-6 settimane, le larve si trasformano in giovani che si liberano e si lasciano cadere sul fondo. La maturità sessuale è raggiunta non oltre il 3° anno di età.Essendo un organismo filtratore soggetto ad accumulare nei tessuti sostanze tossiche, è direttamente minacciato dall’inquinamento chimico delle acque, nonchè dalle alterazioni dell’habitat acquatico. Specie diffusa nei paesi che si affacciano nel bacino del Mediterraneo, in Gargano è segnalata nelle foci a Manfredonia.
Ultimo aggiornamento
22 Maggio 2023, 14:27