Grottone di Manaccora
La presenza dell’uomo nei territori che oggi costituiscono il promontorio del Gargano risale a tempi antichissimi. In particolare, nella grande grotta che si affaccia sulla baia di Manaccora, tra Peschici e Vieste, fin dagli anni ’30 del secolo scorso sono state condotte ricerche archeologiche che hanno portato alla luce un gran numero di armi e di oggetti in bronzo, parti integranti di corredi funerari rinvenuti in gran numero all’interno delle cavità della grotta, usate come sepolcri. Il cosiddetto Grottone di Manaccora ha avuto una sorte dall’altalenante fortuna, vivendo periodi grande importanza seguiti da lunghi anni di degrado e di abbandono. Proprio agli studi dei primi anni del ‘900 sono seguiti anni di completa incuria del grande ipogeo naturale, usato perfino come stalla per il ricovero stagionale degli animali e deturpato dal lavoro delle ruspe per lo spianamento dei divisori a secco. Per ironia della sorte, oltre che dall’incuria delle sopraintendenze, il grottone di Manaccora è stato purtroppo danneggiato dall’attenzione dei ladri di reperti che hanno sistematicamente profanato le tombe per trafugare oggetti e testimonianze.
E’ all’incirca negli ultimi venti anni che la ritrovata attenzione per la grande grotta della baia di Manaccora è tornata a preservare il luogo e l’importanza che esso riveste. Sono state intraprese nuove indagini stratigrafiche, volte soprattutto ad analizzare in profondità la natura geologica della grotta. Queste ricerche hanno a poco a poco dato i loro frutti, riuscendo ad intercettare un paleo suolo quasi del tutto integro, riferibile all’età del Bronzo Finale: i numerosi fittili (creazioni di terracotta) rinvenuti sono stati seguiti dal un ritrovamento, più importante, di una vasta abitazione, posizionata a ridosso della parete rocciosa, delimitata su sue lati da un muretto. L’identificazione sul suolo compatto dei tipici buchi per l’alloggiamento dei pali ha confermato l’eccezionalità del ritrovamento, suggerendo l’esistenza di una copertura a tettoia, sostenuta sulla parte frontale dai pali e su quella posteriore dalle naturali sporgenze della roccia.
All’interno della capanna trovava posto un ampio focolare, vicino al quale è stata trovata un’area ricca di cenere, che custodiva resti di ossa di animale. All’interno del peimetro della capanna, adiacenti alla parete di roccia, sono stati rinvenuti diversi dolii (recipienti rotondi) contenenti sepolture infantili. Sono anche documentate attività legate sia alla tessitura ed alla filatura che alla lavorazione del latte e dei suoi derivati, per la presenza di pezzi di telaio e di altri attrezzi specifici. Oltre a questo tipo di lavorazioni “leggere” è stata documenta anche la pratica della metallurgia, comprovata dal rinvenimento di attrezzi specifici per la fusione in arenaria. Oltre alla camera principale, caratterizzata da un’ampia curva e da un restringimento nella parte terminale, lungo le pareti della grotta si aprono molte cavità, adoperate talvolta a scopo funerario. Un nuovo ambiente situato sul fondo della grotta è oggi al centro delle ricerche per avvalorare la tesi di una sua probabile funzione funeraria.
Età del bronzo
Ultimo aggiornamento
19 Maggio 2023, 11:51