Architettura rurale in territorio di Monte Sant’Angelo
Il vasto agro di Monte Sant’Angelo si presenta particolarmente vario estendendosi dalle prime balze del versante meridionale sino al cuore della Foresta Umbra. Il patrimonio dell’architettura rurale riflette da un lato questa diversità e dall’altro una storia complessa fatta di secolari pellegrinaggi, di importanti centri religiosi come quelli di Santa Maria di Pulsano che in qualche modo hanno segnato la storia del paesaggio agrario del meridione, della storica attività della transumanza.
I versanti esposti a sud (zona di Macchie, versante meridionale della Valle Carbonara e valli a sud di Monte Spigno) sono caratterizzati dalla presenza dell’architettura rurale del casino, edificio che denota un ceto sociale benestante, legato alla olivicoltura o alla produzione del carbone. Sono tipici esempi di casino: C. Straziana, C. Pasqua, C. Liassi, C. Calesse, C. Il Giuda, C. Mantuano, C. Giardini, C. Valle, C. Mattione (ex Piemontese), C. La Morte, C. Cessa, C. Giardino, C. Fazzino, C. Pezzente. Si tratta di costruzioni rurali che presentano due piani fuori terra. I vani a pian terreno utilizzati come stalle e magazzini, e talvolta abitazione dell’affittuario, mentre i vani al piano superiore ospitavano la cucina e i vani letto per i proprietari.
Nelle stesse aree di presenza dei casini si incontrano anche diversi esempi di masserie che si distinguono anche per la minore quantità di abbellimenti presenti. Le masserie sono in realtà una categorie molto varia di edifici rurali, con un modello prevalente formato da diversi edifici sparsi attorno ad un aia. Questi edifici solitamente comprendono la casa padronale, spesso con due piani fuori terra e le abitazioni dei lavoratori fissi, le cafonerie cioè le abitazioni per i lavoratori stagionali, le cucine e le stalle. Queste ultime nel caso di allevamento di ovini prendono la forma dello lo scaramazze, edificio allungato con struttura a porticato.
Nelle masserie più grandi, in funzione di una rilevante popolazione di lavoranti e talvolta delle loro famiglie è presente una chiesetta. Particolare pregio architettonico presentano le masserie monumentali, spesso dotate di fortificazioni e corte interna. E’ il caso della Masseria Gambadoro, anche detta il Castello, situata in località Macchia, ben visibile al visitatore che attraversa la S.S. 89 verso Mattinata e Monte Sant’Angelo. La data di edificazione risale al XVI sec. Una analisi strutturale mostra successive aggiunte di vani e strutture. La masseria appare quasi come un unico corpo di fabbrica di forma quadrata con tre torri circolari posizionate su tre vertici di questo blocco edilizio. Una quarta torre, un tempo presente si ritiene probabilmente crollata nel corso degli anni.
Ad una analisi più approfondita si scopre che la masseria è realizzata intorno ad una corte centrale, luogo della condivisione e della comunicazione tra i diversi vani. Al piano terra sono sistemate le stalle, l’area deposito degli attrezzi e la cappella. Al piano superiore sono invece disposte le abitazioni e i depositi delle derrate. La masseria è riportata dal De Feudis che nel 1741 la descrive dotata di chiesa, trappeto e taverna e situata in un vasto territorio coltivato a ulivi e mandorli. La descrizione della presenza della taverna ci riporta alla rete tratturale e non vi è dubbio che la località Macchie rappresentasse un importante snodo sopratutto per il flusso di pellegrini diretti alla grotta dell’Arcangelo. Un altro edificio classificato come taverna è situato poco distante dalla Masseria Gambadoro. Le taverne avevano la funzione di accogliere e ristorare i viaggiatori e gli animali, fornendo la necessaria assistenza per il proseguimento del viaggio. Sulle ripide balze del versante sud è domina la regolare geometria dei terrazzamenti e delle macere.
La pietra, elemento naturale abbondante in questo contesto è divenuta struttura muraria a secco in grado di sostenere, dividere, livellare gli impervi declivi del promontorio. Lunghe murature a secco limitavano i percorsi dei pastori e delle greggi. Nei versanti più scoscesi gradini in pietra scolpiti o con materiale litico giustapposto favorivano la progressione dei pellegrini lungo le antiche vie sacre. Particolare attenzione meritano i versanti terrazzati di Pulsano. Con il ferro e con il fuoco, lentamente i monaci di Pulsano modellarono i ripidi versanti del vallone omonimo, conquistando spazi ad una agricoltura a supporto di un importante centro religioso attorno al quale gravitavano centinaia di monaci ed eremiti sparsi nelle valli e negli anfratti attorno.
L’articolazione spaziale di Pulsano ha rappresentato un esempio importante per le successive forme di fruizione agricola di terreni in forte pendenza. Uno sguardo attento rivela infatti la grande sapienza nella scelta delle pendenze per garantire un adeguato deflusso delle acque, ed un loro ampio recupero, nonché un sicuro contenimento della spinta dei terreni sui muri di contenimento.
Ultimo aggiornamento
17 Maggio 2023, 10:52