La filiera della carne podolica

Creare una filiera di qualità che lanci sui mercati la vendita ed il consumo della carne di mucca podolica. E’ la sfida lanciata dal Presidente del Parco, e raccolta dai rappresentanti delle associazioni zootecniche

Creare una filiera di qualità che lanci sui mercati la vendita ed il consumo della carne di mucca podolica. E’ la sfida lanciata dal Presidente del Parco Nazionale del Gargano, Avv. Stefano Pecorella, e raccolta dai rappresentanti di ANABIC e APA, associazioni zootecniche che si sono confrontanti in un incontro tematico. La folta partecipazione di tecnici ed addetti ai lavori, sia locali che nazionali (Domenico Romanini e Roberta Guarcini, rispettivamente presidente e direttore dell’ANABIC nonché Giovanni Filippini dell’ Istituto ZooprofilatticoSperimentale dell’Umbria –Marche) i quali hanno riconosciuto l’importante ruolo di tutela e promozione della specie portata avanti dal Parco in questo decennio, hanno permesso l’approfondimento di argomenti sia a carattere medico-scientifico che soprattutto economico di prospettiva.

La Podolica, presidio riconosciuto da Slow Food, è una razza allevata allo stato brado e quindi offre non solo un latte particolarmente aromatico, ma anche carni sapide, sane, ricche di sali minerali. Carni difficili per il consumatore moderno, perché non riconducibili ai canoni estetici comuni: il grasso è giallo (perché gli animali magiano erbe ricche di carotene, sostanza assente nei mangimi e negli insilati); la consistenza è più fibrosa; il gusto è più intenso e caratterizzato.

Il Parco Naz. del Gargano per salvaguardare la razza podolica, giunta quasi al punto dell’estinzione, dal 2002 ha erogato contributi pari a 63.689,58 a favore degli imprenditori zootecnici iscritti all’albo regionale per l’acquisto di riproduttori maschi selezionati, il cui numero è passato dai 5 del 2002 ai 14 del 2011. Un altro contributo è stato destinato agli allevatori che si impegnano a detenere in purezza gli animali di razza podolica per un periodo con il Parco che ha investito finanziamenti pari a 616.820,00 euro favorendo il ritorno e la sopravvivenza di questa specie autoctona, il cui numero di capi è passato dai 170 del 2001 ai 1273 del 2010 (il numero d’aziende è variato da 7 a 37).

“Dopo il mantenimento in purezza – ha dichiarato Pecorella –, per non vanificare o rendere fine a sé stesso l’intervento, adesso bisogna passare alla fase di aggressione dei mercati per incentivare la vendita ed il consumo di questa carne. Infatti, pur godendo dei marchi di qualità del Parco e di Slow Food, che attestano un vero e proprio valore aggiunto, è impossibile trovare in commercio carne podolica, la quale ha degli aspetti organolettici riconosciuti dagli esperti. Per garantire il mantenimento di questa specie e lo sviluppo delle aziende zootecniche c’è bisogno di far nascere una filiera che punti sia alla vendita diretta che alla grande distribuzione. L’avvio di questa fase virtuosa – ha aggiunto il Presidente del Parco – significa anche abbattere i costi del mantenimento degli allevamenti. I numeri parlano chiaro. Il Parco in 10 anni è stato sempre al fianco degli allevatori incrementando sempre il contributo per il mantenimento di mucche podoliche e tori. Ma, ritengo che sia giunto di momento di far fare un salto di qualità al settore zootecnico e questo è possibile solo con il sostegno dei giovani che ritornano a vivere e lavorare in campagna, altrimenti tutti gli sforzi fatti andranno perduti dopo la scomparsa dell’attuale generazione di allevatori. Dunque, il Parco, per invertire la tendenza all’abbandono delle campagne e delle zone interne, sosterrà e valorizzerà le idee e le energie migliori, anche perché il territorio è controllato e ben tenuto solo se vissuto”.

Alla fine dell’incontro, l’impegno degli ultimi due anni del Parco a favore della zootecnia, è stato sancito con una targa che il Presidente Romanini ha consegnato al Presidente Pecorella.

Ultimo aggiornamento

9 Maggio 2012, 11:41