Anguilla

Anguilla anguilla (Linneo, 1758) – Anguilla

Comune: Isole Tremiti
Modalità di fruizione: n.a.
Cronologia:

L’anguilla europea (Anguilla anguilla, Linnaeus 1758) è un pesce teleosteo della famiglia Anguillidae. E’ un pesce demersale catodromo (vive in acque dolci e si riproduce in ambienti salati); la cui presenza si ritrova in ambienti di acqua dolce; salmastra; marina; distribuzione batimetrica 0 – 700 m, spesso popola ambienti a corrente debole o assente.

L’anguilla è un animale dal corpo cilindrico, compresso posteriormente e piuttosto allungato (30-50 cm i maschi e fino ai 40-100 cm nelle femmine); la pelle è piuttosto spessa e viscida, di colore verdastro, talvolta grigio scuro, tranne nel ventre che è bianco o giallastro. E’ un predatore molto vorace di abitudini notturne; servendosi dell’olfatto, preda piccoli invertebrati, pesci e loro uova, nonché anfibi e altri piccoli vertebrati che abitualmente frequentano gli ambienti acquatici.

Nella regione dei grandi laghi garganici la femmina di grandi dimensioni viene chiamata capitone. Il ciclo riproduttivo è noto da poco tempo. Tutte le anguille che vediamo sono nate nel mar dei Sargassi, unico punto noto dove avviene la riproduzione di questa specie. La migrazione degli esemplari sessualmente maturi inizia dalle acque dolci o salmastre dove questi pesci risiedono, in autunno.

Attraverso itinerari poco noti questi pesci, che non sono forti nuotatori, raggiungono l’area dei Sargassi in Oceano Atlantico in cui avviene la deposizione, dopo di cui gli esemplari adulti muoiono. Alla schiusa dell’uovo il giovane compie il medesimo percorso fatto dalla madre per tornare nel luogo da cui era arrivata la madre. Il percorso di andata e ritorno si attua in tre anni.

Questo sistema altamente complesso di riproduzione e il forte sfruttamento della stessa con la pesca ha determinato la collocazione di questa specie nella lista rossa dello IUCN.

Aphanius fasciatus, Valenciennes, 1821, Nono

Comune: Lesina
Modalità di fruizione: Rivolgersi ai Centri Visita
Cronologia: n.a.

E’ specie di taglia piccola (fino a 7-8 cm nelle femmine) con corpo tozzo, capo leggermente appiattito, bocca in posizione supera fornita di piccoli denti, occhi grandi, peduncolo caudale corto e alto, pinne dorsale ed anale piuttosto alte e arretrate, pinna caudale con margine lievemente arrotondato, pinne pettorali e ventrali poco sviluppate.

I maschi hanno dorso bruno con riflessi olivacei su colorazione di fondo argentea con presenza di 7-15 bande scure sui fianchi e sono più piccoli delle femmine, che presentano bande trasversali meno evidenti, colorazione più tenue e pinne meno sviluppate di quelle dei maschi. E’ specie gregaria, caratteristica degli ambienti ad acqua salmastra soggetti a forti escursioni di temperatura, salinità ed ossigeno disciolto. Ha ampia valenza ecologica ed è rinvenibile in acque lagunari, ma anche saline, e in corsi d’acqua anche a notevole distanza dal mare. Predilige le acque poco profonde e a lento decorso con ricca vegetazione acquatica. La maturità sessuale viene raggiunta quando la lunghezza supera circa i 25 mm.

La riproduzione ha luogo da marzo a giugno. La deposizione avviene su bassi fondali ricchi di vegetazione, ed è preceduta da una forte competizione tra i maschi e da rituali di corteggiamento. Lo sviluppo delle uova avviene in 10-14 giorni. Alla nascita gli avannotti misurano 4-4,5 mm ed entro il 1° anno di vita raggiungono i 25 mm di lunghezza, da che comincia a manifestarsi il dimorfismo sessuale. Si alimenta di invertebrati planctonici e bentonici tuttavia il suo alimento preferito sta nelle larve di insetti, soprattutto ditteri culicidi ovvero zanzare.

Questa specie (ed in genere tutti gli Aphanius) è considerato un relitto biogeografico della fauna della Tetide che popolava il mar Mediterraneo prima di essere sterminata durante la crisi di salinità del Messiniano (che comportò il quasi totale disseccamento del Mediterraneo) alla fine del Miocene[3]. In varie località la specie non risulta minacciata e le popolazioni sono numericamente consistenti, in altre aree essa invece risulta in sensibile decremento soprattutto in relazione alle alterazioni degli habitat ed all’inquinamento. Protetta dall’annesso II di ASPIM e dal protocollo II di Berna (L. 175, 27.05.99 e L. 503, 5.10.81) oltre che dalla direttiva Habitat.

Aplysina aerophoba Schmidt, 1862, Spugna colonne d’organo

Comune: Isole Tremiti
Modalità di fruizione:
Cronologia:

La verongia (Aplysina aerophoba Schmidt, 1862) nota anche come Verongia aerophoba è una spugna della famiglia delle Aplysinidae caratterizzata da una bella colorazione gialla e dalla presenza di osculi sulle estremità delle digitazioni. E’ specie fotofila per la presenza di un cianobatterio simbionte deve il proprio a quest’ultimo, una volta tolta dall’acqua, l’annerimento dei tessuti da cui deriva il suo nome specifico (diventano blu).

Ha forti capacità filtranti riuscendo ad arrivare anche a 1000 litri al giorno. Nei dintorni di questo porifero non è infrequente ritrovare la Luria lurida e la Tylodina perversa che si nutrono della stessa. E’ specie protetta dall’Allegato II del Protocollo relativo alle Zone Particolarmente Protette e alla Diversità Biologica del Mediterraneo della Convenzione di Barcellona (Protocollo ASPIM) “Specie in pericolo o minacciate” (L. 175, 27.05.99) e dall’Allegato II della Convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica dell’ambiente naturale in Europa (Berna) “Specie di fauna rigorosamente protette” (L. 503, 5.10.81).

Aplysina cavernicola, Vacelet, 1959

Comune: Isole Tremiti
Modalità di fruizione:
Cronologia:

La spugna Aplysina cavernicola, nota anche come Verongia cavernicola è una spugna della famiglia delle Aplysinidae caratterizzata da una bella colorazione gialla e dalla presenza di osculi sulle estremità delle digitazioni. E’ specie tipica di ambienti sciafili, anche se recenti sperimentazioni hanno dimostrato una forte capacità di sopravvivenza nel trapianto della stessa in ambienti più superficiali ed illuminati, per la presenza di un cianobatterio simbionte deve il proprio a quest’ultimo, una volta tolta dall’acqua, l’annerimento dei tessuti da cui deriva il suo nome specifico (diventano blu).

E’ specie protetta dall’Allegato II del Protocollo relativo alle Zone Particolarmente Protette e alla Diversità Biologica del Mediterraneo della Convenzione di Barcellona (Protocollo ASPIM) “Specie in pericolo o minacciate” (L. 175, 27.05.99) e dall’Allegato II della Convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica dell’ambiente naturale in Europa (Berna) “Specie di fauna rigorosamente protette” (L. 503, 5.10.81). Assieme alla “cugina” aerophoba presenta interessanti capacità antibatteriche che hanno determinato la curiosità di molti laboratori.

Aragosta – Palinurus elephas (Fabricius, 1787)

Comune: Isole Tremiti
Modalità di fruizione:
Cronologia:

L’Aragosta mediterranea (Palinurus elephas Fabricius, 1787) è un crostaceo dell’ordine Decapoda.Ha una taglia medio-grande con una lunghezza media di 20-40 cm e massima di 50 cm ed il peso fino a 8 kg. Il corpo è di forma sub-cilindrica, rivestito da una corazza che durante la crescita cambia diverse volte per ricrearne una nuova.

Il carapace è diviso in due parti, il cefalotorace (parte anteriore) e l’addome (parte posteriore), con una colorazione da rosso-brunastro a viola-brunastro ed è cosparso di spine a forma conica. L’addome è formato da 6 segmenti mobili.Anteriormente presenta due coppie di antenne, le prime con estremità piumose, le seconde più lunghe del corpo, ripiegate all’indietro, gialle e rosse a tratti, che hanno la funzione di organi sensoriali e di difesa; sulla fronte sono anche presenti due spine divergenti a V.La coda ha la forma di un ventaglio.

Possiede diverse gambe ma solo una parte vengono utilizzate per camminare. A differenza di altri crostacei (ad esempio granchio ed astice), non ha chele.La colorazione presenta alcuni segni caratteristici: sul dorso è tra il bruno e il rosso, con numerosi piccoli punti gialli. La parte dorsale dell’addome possiede due macchie bianche per ogni segmento. Sia le antenne che i pereiopodi presentano l’alternanza di bande irregolari rosso-brune e gialle.Si nutre di plancton, alghe, spugne, anellidi, echinodermi, briozoi, crostacei e pesci, a volte anche carcasse di questi.

La riproduzione avviene a fine estate e in inverno nascono le larve che raggiungono subito i fondali che le ospiteranno per il resto della loro vita.Le femmine sono ovigere da agosto a novembre. L’aragosta è un animale gregario, che predilige fondali rocciosi, ricchi di anfratti dove nascondersi, tra i 10 e i 70 metri di profondità. In inverno si spinge più in profondità, fino a 160 metri.Protetta dall’annesso II di ASPIM e dal protocollo II di Berna (L. 175, 27.05.99 e L. 503, 5.10.81) oltre che dalla direttiva Habitat.

Arancia di mare – Tethya aurantium (Pallas, 1766)

Comune: Isole Tremiti
Modalità di fruizione:
Cronologia: n.a.

Demospongia. Comunemente chiamata arancia di mare, Tethya aurantium, spugna localmente comune a basse profondità, in piccole cavità della roccia o sotto le pietre. Possiede un peculiare tipo di riproduzione asessuale, la gemmazione. Produce infatti in autunno piccole gemme che rimangono attaccate alla spugna mamma finchè non raggiungono una certa dimensione e si staccano, rotolando giù accanto all’organismo che l’ha prodotto.

Corpo sferico, con papille brevi, perlopiù schiacciate. Cortex e struttura scheletrica raggiata molto evidente. Diametro del centro delle sferaster maggiore dei loro raggi. Colore brunastro-arancione. Corpo spesso ricoperto da piccole gemmule peduncolate. Comune o molto comune su tutti i fondali melmosi a 15-30 m di profondità ma anche in superficie e a profondità maggiori.

Si trova, inoltre, su fondali a conchiglie, sabbiosi e rocciosi molto profondi. Sono presenti molti sinonimi: Alcyonium aurantium Pallas, 1766, Alcyonium lyncurium Linnaeus, 1767, Amniscos morum (Schmidt, 1862) (genus transfer and junior synonym), Donatia lyncurium (Linnaeus, 1767), Tethea lyncurium (Linnaeus, 1767), Tethya aurantia (Pallas, 1766), Tethya limski Müller & Zahn, 1968, Tethya lyncurium (Linnaeus, 1767), Tethya lyncurium contorta Schmidt, 1862, Tethya lyncurium nodulosa Schmidt, 1862, Tethya morum Schmidt, 1862

Protetto secondo ‘annesso II di ASPIM (L. 503, 5.10.81).

Asterina panceri, Gasco, 1860

Comune: Isole Tremiti
Modalità di fruizione: n.a.
Cronologia:

E’ una piccola stella marina della famiglia degli asterinidi di forma tipicamente pentagonale con un appiattimento evidente della faccia dorsale. Di dimensioni minute, è infatti larga 9/12 mm, si presenta con una bella olorazione arancione, più raramente violacea o verdastra sul dorso, mentre la parte inferiore è violacea.

E’ una specie molto legata alle praterie di Posidonia più profonde e la sua sopravvivenza è dunque correlata alla conservazione delle praterie del Mediterraneo. E’ specie protetta secondo Allegato II del Protocollo relativo alle Zone Particolarmente Protette e alla Diversità Biologica del Mediterraneo della Convenzione di Barcellona (Protocollo ASPIM) “Specie in pericolo o minacciate” e Allegato II della Convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica dell’ambiente naturale in Europa (Berna) “Specie di fauna rigorosamente protette”, ratificate rispettivamente nella L. 175, 27.05.99 e nella L. 503, 5.10.81

Astice – Homarus gammarus (Linneo, 1758)

Comune: Isole Tremiti
Modalità di fruizione:
Cronologia:

È molto simile all’astice americano (Homarus americanus). Di colore bluastro, con chiazze gialle sul dorso e ventre chiaro, possiede due paia di antenne, un paio lunghe ed uno corte e due chele, una più grande ed una più piccola, per poter svolgere meglio compiti diversi. Il carapace è liscio ed incavato, possiede due spine, situate vicino agli occhi. Può raggiungere il mezzo metro di lunghezza, ma gli esemplari comuni misurano dai 30 ai 40 cm.

Vive nei fondali rocciosi e detritici, prevalentemente in anfratti o grotte fino ad elevata profondità. É una specie che può compiere spostamenti molto ampi. Ha due grandi chele asimmetriche, una viene usata per schiacciare e l’altra per tranciare e strappare. É il più grande crostaceo del Mediterraneo. La sua vistosa colorazione blu e verde è data da pigmenti ottenuti dal legame tra carotenoidi e proteine.

Durante la cottura le proteine si denaturano (rottura delle catene amminoacidiche) e per questo appare solo più il vivace colore dei carotenoidi (rosso e arancio intenso). I pigmenti carotenoidi sono assimilati dall’animale attraverso la dieta, poichè solo gli organismi del regno “vegetale” sono in grado di produrli. Organismi vegetali, per esempio ascritti al grosso raggruppamento del fito plancton entrano nella rete alimentare di altri organismi che a loro volta sono predati dall’astice. Protetto dall’annesso III di ASPIM e dall’allegato III di Berna in L. 175, 27.05.99.

Astroides calycularis, Pallas, 1766

Comune: Isole Tremiti
Modalità di fruizione:
Cronologia:

E’ una madrepora incrostante dal caratteristico colore arancione, diffusa nelle acque del Mediterraneo dei Dendroffilinidi. Forma colonie incrostanti su rocce e cavità già a partire da 1 metro di profondità sino ai 50 metri. Colonia con polipi corti e diritti di colore arancio acceso a forma circolare.

La dimensione della colonia può variare da 5 a 15 cm a secondo della profondità. Vive in zone prevalentemente a riparo dai raggi diretti del sole La specie, diffusa già nel Pleistocene, ha subito un progressivo declino ed è considerata in atto una specie a rischio di estinzione. Nel Mediterraneo non ci sono molte specie di madreporari, ma tra le poche questa è sicuramente tra le più belle e appariscenti esistenti.

E’ facile confondere l’Astroides con il Parazoanthus axinellae, uno cnidario molto simile appartenente però al diverso ordine degli Zoantari, che come l’Astroides usa tappezzare le pareti rocciose sommerse. Recenti studi hanno evidenziato in alcune aree un tasso di estinzione delle colonie fino al 50% annuo.

La specie è protetta dalla CITES e secondo Allegato II del Protocollo relativo alle Zone Particolarmente Protette e alla Diversità Biologica del Mediterraneo della Convenzione di Barcellona (Protocollo ASPIM) “Specie in pericolo o minacciate” e Allegato II della Convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica dell’ambiente naturale in Europa (Berna) “Specie di fauna rigorosamente protette”, ratificate rispettivamente nella L. 175, 27.05.99 e nella L. 503, 5.10.81

Axinella cannabina, Esper, 1794, anche Spongia cannabina

Comune: Isole Tremiti
Modalità di fruizione:
Cronologia:

Demospongia, una delle specie caratteristiche delle formazioni coralligene lungo i fondali di Tremiti, a volte chiamata anche “Spugna canna”, per la sua forma a colonna eretta e resistente. La colorazione varia dal giallo all’arancio. Può raggiungere anche il metro di lunghezza e cresce su falesie o su fondi coralligeni a partire da 15-20 m di profondità, ama le zone con poca luce e non è infrequente trovare esemplari all’imboccatura delle grotte sommerse come capita a Tremiti.

Di forma arborescente, si presenta con creste e sporgenze irregolari e osculi presenti sui crateri delle sporgenze. Presenta caratteri metabolici estremamente marcati che hanno destato l’interessa da parte di molti ricercatori. La specie è protetta secondo Allegato II del Protocollo relativo alle Zone Particolarmente Protette e alla Diversità Biologica del Mediterraneo della Convenzione di Barcellona (Protocollo ASPIM) “Specie in pericolo o minacciate” e Allegato II della Convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica dell’ambiente naturale in Europa (Berna) “Specie di fauna rigorosamente protette”, ratificate rispettivamente nella L. 175, 27.05.99 e nella L. 503, 5.10.81

Axinella polypoides Schmidt, 1862

Comune: Isole Tremiti
Modalità di fruizione: n.a.
Cronologia:

Questa bella spugna che puo’ essere di colore arancio o gialla, è diffusa su fondali oltre i 30 m., la sua biologia non è molto conosciuta. L’Axinella polypoides si trova sulle roccie dove si accumula un po’ di fango, ha un asse molto ramificato, superficie liscia ed osculi raggruppati a forma di stella. Vive su fondali rocciosi tra i 15 e 100 m di profondità.

La specie si confonde con Axinella verrucosa caratterizzata da una superficie epidermica corporea più rugosa. Le dimensioni variano dai 10 ai 100 cm. Si può confondere facilmente con le altre specie del genere Axinella che presenta, in comune il rapporto con una specie di cnidario che usufruisce del suo corpo per potere gestire una situazione più favorevole snza apportare svantaggi all’ospite.

La specie è protetta secondo Allegato II del Protocollo relativo alle Zone Particolarmente Protette e alla Diversità Biologica del Mediterraneo della Convenzione di Barcellona (Protocollo ASPIM) “Specie in pericolo o minacciate” e Allegato II della Convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica dell’ambiente naturale in Europa (Berna) “Specie di fauna rigorosamente protette”, ratificate rispettivamente nella L. 175, 27.05.99 e nella L. 503, 5.10.81

Ultimo aggiornamento

23 Maggio 2023, 12:29