Sul Gargano esiste un fenomeno vegetazionale definito “Faggete depresse” non è da intendere con l’accezione negativa antropica dovuta ad uno stato caratteriale, anzi, appare un fenomeno di vigoria del Faggio raro in Italia. Depresse sono chiamate quelle faggete che si trovano a quote decisamente inferiori (200-500 m s.l.m.), rispetto a quelle normalmente occupate dal faggio, che sull’Appennino ha il suo optimum nella fascia bioclimatica a clima umido subatlantico, fra 1000 e 1700 m s.l.m.

Le faggete depresse sono considerate popolamenti relittuali di un areale più ampio, che il faggio occupava durante l’ultima glaciazione. Attualmente si conservano solo in corrispondenza di particolari condizioni microclimatiche, quali sono quelle che si verificano, ad esempio, nelle forre dove, per il fenomeno dell’inversione termica, sul fondo si registrano temperature più basse e umidità più elevata (condizioni favorevoli per la faggeta), mentre salendo di quota aumenta la temperatura e diminuisce l’umidità, per cui si sviluppano fitocenosi più termofile o addirittura xerofile.

Sul gargano a situazioni di questo tipo si associa un fenomeno microclimatico dovuto alla posizione geografica del promontorio. Riguarda i venti carichi di umidità che soffiano dal mare verso le alture del Gargano e che salendo di quaota condensano in piogge o umidità relativa ottimale per il faggio che trova quindi anche a bassa quoata condizioni idelai per vegetare. È qiello che succede nel Boasco di Ischitella dove il Faggio vegeta gia circa 250 m.s.l.m. Oltre al faggio, si riscontra spesso anche l’agrifoglio (Ilex aquifolium). Nelle fessure delle pareti rocciose e nelle zone più umide si sviluppano popolamenti di felci, dominati dalla scolopendria (Phyllitis scolopendrium) e dal capelvenere (Adiantum capillus-veneris). In queste condizioni ambientali freddo-umide, alle pteridofite sono spesso associate ricche cenosi briofitiche (muschi).