San Domino – Relitto delle Tre Senghe
Era un’imbarcazione romana, affondata a 80 metri dalla costa dell’isola di San Domino nelle Tremiti, su un fondale a -25 metri.L’arcipelago delle Tremiti costituisce un gruppo di isole dall’importante valore storico ed archeologico, per gli antichi relitti presenti nelle sue acque. Infatti, le Tremiti costituirono da sempre un importante nodo commerciale per la navigazione antica, in particolare durante l’epoca romana. La presenza di relitti nelle acque circostanti l’arcipelago è nota da molto tempo: nel settembre del 1980 fu autorizzato un primo sopralluogo in area tre senghe.Così, nell’estate del 1981 si svolse la prima campagna sul relitto detto “delle tre senghe” (o fessure), situato su un fondo di circa 25 metri nella costa meridionale dell’isola di San Domino.
La scogliera in questo tratto di costa scende subito in modo deciso sino a -22 metri, per poi ridurre la pendenza andando a costituire un fondale sabbioso. Il relitto si trova proprio su questo Pianoro mentre parte del carico dopo il naufragio era scivolato fino ad un sistema di scogli più esterni (a -27 m). Quando iniziarono gli scavi, il tempo, la sabbia e i sedimenti avevano ricoperto e cementato tutta la parte superiore dello scafo per cui il relitto appariva come un ammasso formato da due strati di anfore orizzontali fortemente concrezionate, ma sotto le quali se ne scorgevano altre.
La ricerca iniziò nella parte centrale del carico, allargandosi poi verso l’esterno e così, poco per volta, la massa fu separata e i grossi blocchi di anfore furono riportati in superficie. Dopo questa prima fase lo scavo è continuato utilizzando la sorbona, permettendo così di raggiungere e togliere anche le anfore degli strati inferiori fino ad arrivare allo scafo di legno. Venne notato che alle anfore mancava l’imballaggio che le avrebbe protette dagli urti e dal contatto diretto tra loro durante il viaggio.
Molte, infatti, presentavano tracce di usura e fori sulle pance e sui colli, dovuti allo sfregamento continuo durante la navigazione. Tra gli esemplari rinvenuti, molti avevano i tappi di chiusura in terracotta a forma di disco, con un bottone di presa sulla parte superiore, spesso circondato da una leggera decorazione. Furono recuperate 150 anfore, alte circa 95 centimetri con due tipi d’orlo e un puntale che poteva variare lunghezza secondo il modello; tutte di forma Lamboglia 2, eccetto due anse bifide di Dressel 4, ed un puntale di tipo greco-italico.Gli scavi ripresero nell’estate 1982. Durante questa nuova ricerca furono recuperate due particolari anfore Lamboglia, alte solo 43 centimetri. La loro presenza a bordo testimonia che durante quel viaggio era trasportato anche vino novello considerato pregiato sulle mense imperiali.
Inoltre furono rinvenute anche anfore a fondo piatto e chiuse da un opercolo in argilla cruda con una incisione, H al centro e ROMAII in tondo. Tolti tutti gli strati di anfore, fu possibile raggiungere la chiglia, che mostrava una lunghezza di 5 metri, ed un’altezza di 28 centimetri per 27 di larghezza. Il fasciame esterno era ben conservato e formato da tavole spesse quattro centimetri e ricoperto, fino alla linea di galleggiamento, da una sottile lamina di piombo fissata con chiodi di rame.Secondo alcuni studiosi la nave sarebbe affondata di poppa, inclinandosi sul fianco verso ovest, a causa del probabile urto contro gli scogli. L’impatto con il fondo, l’aveva aperta in senso longitudinale, disperdendo parte del carico. Terminato lo scavo, tutti i reperti e le anfore furono trasportate nel castello dell’isola di San Nicola con il giusto proposito di creare in tempi brevi un museo archeologico.
Il relitto è risultato alla fine dell’esplorazioni, lungo 20-24 metri e largo 5, permetteva lo stivaggio di 900 anfore per una portata di 45 tonnellate. Fra le 150 anfore recuperate sono numerose quelle con il bollo M.FVS, mentre su un unico esemplare appare il bollo (DA)SMI. Fra i materiali ceramici da mensa recuperati una coppa in frammenti che riporta impresso SARIUSL.L.SURUS, iscrizione che permette la datazione del relitto tra il 30 ed il 20 a.C.
Ultimo aggiornamento
19 Maggio 2023, 11:08