Architettura rurale in territorio di Apricena
Il patrimonio dell’architettura rurale in agro di Apricena riflette il suo territorio costituito dai rilievi e dagli ultimi contrafforti del versante occidentale del promontorio e dalle attigue aree del Tavoliere. Questo territorio è stato nei secoli teatro del fenomeno della transumanza che ha visto il suo apice all’epoca della Regia Dogana della Mena delle Pecore. La pastorizia transumante è in realtà tradizione diffusa sin dall’epoca romana e si realizzava con una migrazione stagionale dei pastori e dei lavoratori addetti al settore della lavorazione del latte e della lana con greggi e mandrie. D’estate, con la siccità venivano preferiti i pascoli montani, che venivano abbandonati prima dell’inverno per sottrarsi al gelo e alla copertura nevosa in favore di quelli di pianura.
I pastori transumanti e le greggi si spostavano lungo una rete di percorsi definiti chiamati a seconda delle dimensioni e della funzione tratturi, tratturelli e bracci. Il territorio di Apricena era ed è attraversato dal tratturello Foggia – Sannicandro. La rete tratturale non si limitava ad una funzione legata alla transumanza, in quanto essa ha rappresentato la principale rete viaria sino alla fine dell’800. Tipicamente legate alla rete tratturale sono le tipologie architettoniche della masseria per pecora. Un tipico esempio in tal senso costituito dalla Masseria di S. Giovanni in Pane. L’area ha in realtà anche un valore archeologico. Infatti l’edificio preminente della masseria rappresenta la sussistenza del preesiste monastero benedettino di Sancti Johannis in Plano, citato in letteratura sin dal 1055, in quanto snodo importante per pellegrini che si recavano alla grotta dell’Arcangelo Michele a Monte Sant’Angelo.
La masseria è situata infatti lungo un basso rilievo allungato in direzione ovest-est, posto a settentrione del centro abitato, rilievo che si configura come naturale accesso verso il promontorio congiungendosi con il percorso del tratturello. In seguito al monastero si aggiunsero gli annessi rustici che gli fecero assumere la conformazione di posta lungo l’antica rete tratturale. Ulteriori aggiunte resero più complessa, nel tempo, la struttura degli edifici conferendogli l’aspetto di masseria, quale nucleo produttivo autosufficiente per lunghi periodo. Oggi gli antichi edifici sono in rovina ma si riconoscono il nucleo abitativo posto al centro di una articolata rete di muri in pietra a secco posti a delimitare i recinti degli animali, un classico scaraiazze costruzione allungata, aperta a porticato, verso i recinti per gli animali, gli edifici annessi per la lavorazione del latte e le cafonerie per i lavoranti stagionali. Lungo lo stesso rilievo allungato si trovano anche Masseria Scardazzo, M. Beccherini, M. Zingari, M. del Campo, M. Rodisani, M. Rendina.
Alla base del rilievo si trova anche Masseria La Torre, che presenta tutt’altro aspetto, a conferma della notevole varietà architettonica delle masserie. Si tratta di un maestoso edificio monumentale a pianta vagamente quadrata che presenta ai due vertici della facciata principali due torri cilindriche che gli conferiscono un caratteristico aspetto di fortilizio. L’edificio presenta due piani fuori terra un bel portale di accesso e numerose finestre poste al piano superiore. Il tetto appare costituito da due falde spioventi. Si tratta di una importante testimonianza architettonica di edifici realizzati verso la fine del ‘700, epoca nella quale una certa borghesia imprenditoriale inizia ad intraprendere un ritorno verso l’agro rurale anche sotto il profilo residenziale. Si spiega in tal modo il pregio architettonico dell’edificio, amplificato dalla presenza del cornicione di coronamento dell’edificio, strutturato con la sovrapposizione di filari di coppi di laterizio. Sono trenta le masserie complessivamente censite dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale.
A corona attorno al centro urbano troviamo anche diversi esempi di edifici rurali con la caratteristica conformazione a casino. Anche questo tipo di edificio contrassegna ceti sociali benestanti. Queste costruzioni rurali presentano due piani fuori terra, con i vani a pian terreno utilizzati come stalle e magazzini, e talvolta abitazione dell’affittuario, mentre i vani al piano superiore ospitavano la cucina e i vani letto per i proprietari. Sono sedici gli edifici di questo tipo segnalati in questo agro.
Ultimo aggiornamento
17 Maggio 2023, 10:49