Cultura della Legalità nella P.A.
L'intervento di Fulvia Candelino, studentessa frequentante il corso di Management Pubblico del Dipartimento di Economia dell'Università di Foggia, sostenuto in occasione del convegno dell'11 maggio 2015, "La cultura della legalità nella P.A."
L’intervento di Fulvia Candelino, studentessa frequentante il corso di Management Pubblico del Dipartimento di Economia dell’Università di Foggia, sostenuto in occasione del convegno dell’11 maggio 2015, “La cultura della legalità / Strategie, strumenti ed esperienze a confronto per combattere la corruzione e l’illegalità nella Pubblica Amministrazione”.
“Buongiorno,
sono Fulvia Candelino rappresentante degli studenti del corso di insegnamento in “Management Pubblico” afferente il corso di laurea in Economia aziendale di questa Università tenuto dal prof. Mongelli Giuseppe, a Voi Illustri relatori e rappresentanti delle nostre Istituzioni formuliamo queste riflessioni sul tema odierno della cultura della legalità.
Durante le lezioni abbiamo confermato il nostro convincimento che la corruzione è un cancro cha sta distruggendo la politica, l’economia, la cultura, la società. Mina la fiducia dei mercati e delle imprese, scoraggia gli investimenti con perdita di competitività del Paese, comprime il principio di uguaglianza, minando le pari opportunità dei cittadini, diventando uno dei maggiori fattori di disgregazione sociale nonché preclude possibilità e speranze alle nuove generazioni come la nostra.
Le prime pagine dei giornali sembrano un campo di battaglia, non passa giorno che non leggiamo di arresti, inchieste e via discorrendo. Le trasmissioni televisive sono ridondanti della denuncia quotidiana di scandali, truffe e mazzette.
Dopo Tangentopoli, la percezione è che in realtà la corruzione in Italia sia ancora molto diffusa. Lo confermano le statistiche internazionali che collocano la nostra nazione al 69esimo posto tra i Paesi dell’UE (sorpassando la Bulgaria e la Grecia).
Se ricomponiamo il puzzle e consideriamo gli ultimi scandali: il Mose a Venezia, l’Expo a Milano e Mafia Capitale a Roma, si evidenzia un sistema stabile di potere speculativo che vede la cabina di regia nei poteri politici e amministrativi.
La corruzione ruba la speranza agli italiani, a noi giovani perché occorre essere figlio di, nipote di, o amico di per riuscire ad avere un lavoro, ruba la speranza agli imprenditori che magari vogliono provare ad ottenere l’aggiudicazione degli appalti ma non riescono a causa di turbative d’asta.
Papa Francesco ha affermato nel suo discorso a Scampia che “la corruzione puzza, la società corrotta puzza”
Papa Francesco, ancora, nel suo libro “Guarire dalla corruzione” afferma “Di fronte al Dio che non si stanca di perdonare, il corrotto si stanca di chiedere perdono. [..] Potremmo dire che il peccato si perdona, la corruzione no”.
E’ evidente che alle radici della corruzione ci sono anche dei motivi culturali. L’arricchimento è ormai considerato dagli italiani come il preminente elemento di distinzione e di superiorità sociale. L’aristocrazia del denaro è l’unica gerarchia riconosciuta. I soldi facili costituiscono una tentazione a cui è difficile opporsi; anche il potere lo si acquisisce con il denaro, non più con la competenza. La corruzione crea ingiustizia e danneggia pesantemente la vita economica del Paese perché quando i “giochi”sono truccati, a vincere sono i più furbi non i più bravi.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo discorso in occasione della celebrazione per il 70° anniversario della Liberazione ha affermato “Per noi Democrazia oggi vuol dire anche battaglia per la legalità. Vuol dire lotta severa contro la corruzione. Vuol dire contrasto aperto contro tutte le mafie e tutte le organizzazioni criminali. Sono una piaga aperta nel corpo del Paese”.
Allora ci chiediamo e Vi chiediamo come mai questo fenomeno non viene efficacemente contrastato nonostante gli innumerevoli provvedimenti di legge dedicati al problema, le numerose Istituzioni preposte al contrasto dell’illegalità, dal complesso sistema dei controlli esterni ed interni esistenti nelle organizzazioni pubbliche, dalla Magistratura ordinaria, contabile e amministrativa?
Occorre una sterzata. Serve che la politica non debba intrecciarsi con gli affari; che la giustizia venga riformata, rendendola più celere, riducendo il numero delle leggi, aumentando la loro efficacia; che venga migliorata la trasparenza degli atti della PA; rafforzato il sistema dei controlli; limitata la rotazione tra politica e amministrazione; garantito il ricorso al merito e alle gare d’appalto con regole non aggirabili. In aggiunta, è fondamentale che gli Italiani riacquistino i valori di responsabilità e di rispetto delle regole.
Il nostro auspicio sul piano etico, al di là di ogni tecnicismo, è di conseguire come cittadini un’adeguata maturità civica, di identità e senso di appartenenza alla comunità nazionale.
E’ spiacevole ammettere ancora oggi nel 2015 l’attualità dell’affermazione di Massimo D’Azeglio: “Purtroppo s’è fatta l’Italia, ma non si fanno gli italiani!!”
Grazie e buon lavoro”
Ultimo aggiornamento
19 Maggio 2015, 13:38